Un esperimento


Ho comprato una grande vasca trasparente e l'ho messa sullo scaffale centrale.
Ora è lì, pronta per accogliere bioliquido in abbondanza. Le scienze mi hanno sempre appassionato, e ora che ne ho la possibilità voglio assistere dal vivo allo sviluppo della vita, anche solo nel suo stadio più semplice.
Verso il liquido scuro nella vasca, e la riempio fino all'orlo. Le istruzioni della scatola dicono di stimolare elettricamente la poltiglia per dare il via al processo. Prendo il morsetto collegato alla presa e lo ficco nel contenitore.
La reazione è immediata. Una piccola esplosione, e il liquido inizia a dilatarsi, diventando leggero, liscio ed uniforme.
Qualcosa si forma al centro, una sfera bianca di materiale incandescente. Dal calore si origina la vita, come sa ogni biologo dilettante. 
Il materiale chiaro, raffreddandosi rapidamente, si sfilaccia e assume le colorazioni più varie.
Non passano nemmeno dieci minuti, che la mia vasca nera è trapunta da tanti puntini luminosi, riuniti in un centinaio di gruppetti dalle forme circolari.
Sulle istruzioni è specificato in chiare lettere che non su tutti gli astri ci sarà vita, e che anzi solo un centinaio tra i miliardi e miliardi di corpicini microscopici potrà ospitare degli esseri pensanti.
Dopo essere stato qualche minuto in contemplazione dello spettacolo che sono riuscito a creare con un po' di bioliquido, prendo il microscopio elettronico e inizio la fase più noiosa del mio lavoro. Cerco e catalogo tutti i pianeti che, per qualche condizione particolare, sono diventati adatti alla vita.
Non devo scordarmi di rallentare il tempo di quest'universo, per evitare che nel corso dell'operazione di catalogazione qualche pianeta collassi prima del tempo. Abbasso la quantità di elettricità del morsetto, e inizio a esaminare quello che ho ottenuto.

Dopo quaranta minuti, finalmente ho finito. Non è stato un tentativo molto fertile, a dispetto delle aspettative.
Sono solo 96 i pianeti che hanno sviluppato una forma vera e propria di vita intelligente.
Tra questi, però, uno mi ha stupito particolarmente. Si trova in una galassia periferica, illuminato e riscaldato da una stella di medie dimensioni insieme ad un'altra decina di corpi. Si è sviluppato abbastanza in fretta, mostrando fin dall'inizio il suo carattere particolare. Gli esseri che mi sembravano dominanti, animali di vario tipo, predatori sulla terra e nell'aria, si sono estinti a causa della collisione del pianeta con un altro piccolo corpo che passava di lì.
La sfera, dal colore blu intenso, molto bella a vedersi, è rimasta in mano  degli esserini insulsi, bipedi, che sembrano essere l'evoluzione di una specie precedente e altrattanto buffa.
Ho deciso di rallentare ulteriormente il tempo, per osservare bene questa specie e farmi due risate.

In cinque minuti hanno creato le prime forme di vita associata. Si dedicano alla caccia e all'agricoltura, e si stabiliscono di preferenza vicino alle sezioni del pianeta più ricche del misterioso liquido blu. Credo che da quel liquido essi traggano l'energia per vivere e per portare avanti le loro interazioni ostili. Non ho mai visto, infatti, una specie più egoista.
Mentre i popoli degli altri pianeti collaborano per raggiungere i gradi più alti dello sviluppo collettivo, questi si scontrano ad ogni occasione, rallentando di fatto lo sviluppo della loro civiltà.

Dopo altri due minuti, hanno costruito le prime città e formato un linguaggio compiuto. Ad attrarmi in particolare sono le comunità dell'emisfero nord, in cui lo spirito di competizione sembra svilupparsi più forte che mai. Da queste caratteristiche si è originata una morale tutta particolare, profondamente individualista e xenofoba. Essi chiamano il mondo "Kosmos" e se stessi "Andros". Io sono il loro Creatore, eppure mi identificano con una moltitudine di nomi, legati per lo più ai fenomeni del loro mondo che non sanno spiegarsi.

Ma ecco che già nasce una nuova civiltà, in una penisola poco più a ovest. Essa prende rapidamente il controllo di un'ampia zona, conquistando anche la civiltà degli Andros. Essi sono gli "Homini". Sono i primi a riconoscere
un unico Creatore, e mi chiamano "Javhè", poi "Deus". La nuova religione sopravvive anche alla caduta di questa civiltà, anzi diventa la scusa attraverso la quale il gruppo dominante sfrutta gli altri Homini come schiavi.
Creano una assurda montatura per soggiogare le loro menti. Forse l'intelligenza di questa specie è tutta qui, nella capacità di trovare il modo di dominare sul prossimo, senza alcuno spirito di collettività. Prendo appunti.

Il potere su questo pianeta è nelle mani di pochi, che agiscono nell'ombra. Dopo la loro "Ecclesia" è subentrato il "Rex", individuo a cui tutti gli altri, senza alcun motivo apparente, si sottomettono, rischiando le loro vite e battagliando tra di loro. Le comunità ora sono tutte collegate, eppure le incomprensioni sono più forti che mai.
Vedo intere schiere di "Uomini" (anche il loro linguaggio si è evoluto) morire, battendosi gli uni contro gli altri o, ancora peggio, in mattatoi che sembrano essere stati istituiti da un Uomo e dalla sua gente solo e soltanto per questo scopo.
Nonostante vivano nel caos e nell'incertezza, questi esserini procedono ogni giorno verso la morte propria e altrui con una sistematicità e un ordine strabilianti.

Ora il mondo è in una pace apparente. Ma io, il loro Dio, vedo come stanno andando veramente le cose. Impotente, assisto alle loro battaglie silenziose, al loro accanirsi contro il pianeta, alla manipolazione di massa da parte di pochi individui dominanti.
Mi sento molto triste.

La voce di mia madre che mi chiama dall'altra stanza mi risveglia dalle mie riflessioni.
Oggi ho preso parecchi appunti, ed è già ora di cena.
Con un po' di amarezza, tolgo il morsetto dalla vasca e spengo quest'universo un po' fallimentare. 
Domani chiederò al negoziante del bioliquido di qualità migliore.


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